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Il personaggio non spunta dal nulla, suona negli Haunted Graffiti e negli ormai celebri Animal Collective, ma è un’appartenenza inspiegabile dal punto di vista musicale, tutto un altro pianeta, e non gli è comunque servita per promuovere i suoi due dischi Songs e Love is real. L’etichetta inglese, inoltre, non si è certo sforzata per farlo uscire dall’anonimato nonostante sia il secondo clamoroso disco che gli stampa. Due album, due capolavori.
Non si era mai sentito nessuno mescolare la new-wave dei gloriosi anni ’80 con del lo-fi moderno in modo così sfacciato ed abile. Due entità musicali che, prima di John Maus, erano state avvicinate con dei tentativi forzati, per nulla ispirati. Due modi di sentire e concepire la musica troppo differenti per supporre un risultato apprezzabile. Ci si domanda, tra l’altro, a chi sarebbero stati indirizzati questi incroci mal riusciti, perché se uno ama i suoni scassati e disordinati alla Pavement notoriamente odia quelli cupi e marziali anglosassoni, c’è una sorta di malcelato e ben noto disprezzo reciproco tra i fedelissimi delle due parti.
Il lo-fi (o low-fi), la bassa fedeltà con cui dagli anni ’90 in molti si son divertiti a sporcare i suoni tradizionali per creare un’atmosfera di artigianato e di grezzo, aveva preso di mezzo il rock in America e i Portishead in Inghilterra. Questa volta succede che della bellissima e suggestiva new-wave subisce uno smussamento delle sue lineari e severe architetture sonore e l’innesto di samplers, batterie sintetiche e fruscii di nastri, ma questo brusco trattamento non le fa perdere un briciolo di forza evocativa. Persino il new-romantic, con la sua eleganza volutamente ostentata, scende a patti con la bassa fedeltà accettando di sgualcirsi la cravatta.
John Maus eccede: canta con una voce dark e molto profonda e addirittura ricorre ad una amplificazione di echi enfatizzandola all’estremo ma il risultato di queste esagerazioni è stupefacente, funziona, anche se ci si mette un po’ a capire che razza di disco stiamo ascoltando. E’ l’esagerazione di un genio.
Due episodi emblematici: il basso di Navy seals, nerissimo, ascoltatelo e lo vedrete, si avvolge in un vortice che lo rende liquido. E The silent chorus, non è un caso se vanta uno dei suoni synth più belli di sempre, quello che rese immortale Equal ways dei Clan Of Xymox.
John Maus è riuscito ad utilizzare delle forme espressive che sono antagoniste, soprattutto per come la musica alternativa viene da molti concepita, cioè con un senso di supponenza verso chi ha gusti differenti. Ci è riuscito e in tal modo le ha attualizzate, non semplicemente riproposte come riescono a fare tutti gli altri. Lui fa delle cose a parte, è fuori dall’ordinario, è un fuoriclasse. Improbabile visualizzare correttamente le reali dimensioni di questo disco affidandosi ad un preasolto su Myspace o Youtube. Io stesso, che ne attendevo con impazienza l’uscita, ero rimasto deluso al primo ascolto. Scaricatelo o richiedetemi una registrazione su CD e prestate a Love is real l’attenzione che si merita.